Nicola Griga Grigolo racconta il Beach Volley: “Il Beach è come l’erba, puoi usare tutto il diserbante che vuoi, ma continuerà sempre a crescere”

Nicola Griga Grigolo racconta il Beach Volley: “Il Beach è come l’erba, puoi usare tutto il diserbante che vuoi, ma continuerà sempre a crescere”

Ha rappresentato l’Italia dal 1990 al 1999 in 64 tappe del World Tour.
Primo Italiano assieme ad Andrea Ghiurghi a partecipare ai Giochi Olimpici, ad Atlanta nel 1996.
Primo Italiano a vincere un campionato del Mondo nel 1993 a Dubai.
Vincitore di svariate medaglie in tornei internazionali, con successi prestigiosi come nel 1993 ad Amsterdam.
Vincitore di parecchi tornei su sabbia e amico storico della JBA!

In una sola parola, Griga!
Nicola Grigolo, classe 1967, di Padova si è reso disponibile per fare due chiacchiere riguardo alla passione della sua vita, il Beach Volley.

Nicola, sei un giocatore che nonostante le molte estati sulle gambe continua a vincere tornei. la prima tappa del circuito Inverno Beach (categoria B1) ne è una prova. Come fai? Quanto ti alleni?

Mi alleno in ogni momento libero che riesco a ritagliarmi da lavoro e famiglia. Non è facile, vado in palestra tutte le sere, almeno un’ora al giorno dopo lavoro.
Ultimamente sono diventato più metodico, sto seguendo una serie di esercizi di prevenzione in palestra. Non seguo nessuna scheda, seguo le sensazioni che mi da il corpo. Ho sempre fatto così.
Ovviamente poi mi alleno sulla sabbia: 3 volte a settimana. Mi alleno, ma non quanto vorrei…

Come hai visto evolversi il movimento del Beach Volley?

Credo che nonostante in passato non sia stato fatto un grande sforzo nella promozione del Beach Volley, ci siano sempre più appassionati e aumenta sempre più il numero di centri coperti. Più gente gioca, più il livello si alza perché di conseguenza ci sono più possibilità di giocare.

Come si è sviluppato a livello tecnico e tattico il gioco del Beach Volley, in quali aspetti si sta modificando.

Si sta evolvendo. Una volta il gioco era più lineare, ora nella fase d’attacco si vedono molti schemi. È una cosa che vedo soprattutto nel giovanile dove si cerca sempre una soluzione d’attacco per ogni situazione, ad esempio quando un giocatore è in difficoltà, gira dietro all’alzatore e va ad attaccare dalla parte opposta di dove ha ricevuto. Poi ci sono le palle al centro, palle larghe, palle tese. È evolutoe cambiato molto il palleggio, le alzate erano comunque abbastanza precise una volta, ma si era più permessivi nel lasciar correre i palloni.

Un grandissimo cambiamento è l’aver ridotto da 9×9 a 8×8 il campo. Questo ha letteralmente stravolto il gioco! I giocatori piccoli una volta erano un po’ più facilitati, ora con il campo più corto e i muri sempre più alti, faticano a mettere la palla a terra. Ci sono sempre più giocatori fisici, basta pensare a certi giocatori di difesa alti 2 metri dei paesi dell’est, altezze impensabili negli anni ’90.

Quale colpo non invecchierà mai e sarà sempre efficace?

Il colpo che non invecchierà mai per me è… la bomba! A 20 anni, il mio soprannome era la pietra macigna. Avevo due tipi di palla, o forte o più forte. E ne sono convinto, nel gioco degli americani, che io considero con una marcia in più, si vedono spesso grandi botte perché gli shot non sono sempre efficaci. La palla forte non è solo per far spettacolo, è proprio perché la “palletta” dopo un po’ non cade più.

Cosa porteresti del Beach Volley di adesso nel Beach Volley di 20 anni fa e viceversa?

Del Beach Volley di adesso porterei sicuramente l’attenzione e la tecnica del palleggio.
Negli anni ’80 e ’90 è una cosa che noi, nei confronti degli americani abbiamo sempre pagato, negli USA la regola del palleggio non era quella che c’era qui, noi e tutto il resto del mondo si palleggiava anche con palla che usciva male. Se avessi una macchina del tempo, uniformerei questa regola statunitense per tutto il resto del mondo. Credo avrebbe portato un miglioramento nel nostro gioco, dagli americani c’è sempre da imparare, anche perché il Beach Volley nasce comunque nelle spiagge californiane…

A sentire tanti ex giocatori sembra che il livello del Beach Volley di adesso sia più basso. Per me il livello è piu alto, ma c’è da dire che una volta noi eravamo molto più tattici. Prima di ogni partita ci si informava dai compagni, sullo stato di forma anche solo della giornata degli avversari, i colpi forti i colpi di sicurezza. Il nostro studio era diverso, sapevamo quale battuta fare per mettere in difficoltà la coppia avversaria, sapevamo che se avessi giocato un certo tipo di colpo, l’avversario si sarebbe comportato di conseguenza. Avevo perfino un database con tutte le caratteristiche dei giocatori.

Sicuramente anche adesso ci sarà qualche allenatore che studierà nei minimi dettagli la tattica, però ho questa sensazione che non si dia la giusta importanza alla tattica e allo studio dell’avversario.

Una volta ho giocato con un atleta russo, immagina di vedere Drago del film Rocky, implacabile; scoperto che andava in difficoltà sulla battuta lunga flottante a sinistra hanno battuto sempre in quel punto e in quel modo fino a mandarci in crisi. Con una squadra puoi giocare in un modo e perdere, puoi cambiare tattica e vincere.

Grazie Griga… hai qualche curiosità da dirci su di te?

Sì! Io ho costruito dei campi da Beach Volley… a casa!  Mi alleno lì, ho creato il MAB, è una specie di Beach Club privato dove ci troviamo con tantissimi giocatori, da Dal Molin a Cottarelli, dai ragazzi della serie A di Padova alla serie B di Monselice e ci alleniamo pesantemente con ampi spazi anche per le battute… ci diamo davvero dentro! Senza questa struttura per me sarebbe impossibile continuare a giocare. Capisco che non sia una soluzione pratica per tutti ma per un folle appassionato con me per questo sport che pratico dal ’86, poteva solo andare così!

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